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Menù da banco: come progettarlo, personalizzarlo e valorizzarlo nel tuo locale

C’è una cosa che molti ristoratori sottovalutano: il primo contatto visivo con il cliente, appena si siede o si avvicina al banco, spesso non è il personale… ma il menù. Il menu da banco, per la precisione.
Piccolo, verticale, sempre lì, magari accanto al registratore di cassa o tra un barattolo di zucchero e una pila di sottobicchieri. Ma non lasciarti ingannare dalla sua dimensione contenuta: è un alleato silenzioso, capace di vendere per te anche quando nessuno ha ancora parlato.

Un menù da banco ben fatto può far scattare un ordine d’impulso (“Prendo anche quello”), valorizzare un prodotto stagionale, suggerire una combo, incuriosire con un cocktail “limited edition”.
Ma può anche, se pensato male, passare inosservato, risultare confuso o persino scoraggiare un cliente incerto.

Quando e perché usare il menu da banco

Il menù da banco non è il sostituto del menù completo. È uno strumento aggiuntivo, e proprio per questo funziona meglio se si concentra su:

  • Proposte speciali (es. il panino del mese, il gelato al gusto insolito, un calice in promozione)
  • Abbinamenti suggeriti (“con questo piatto ti consigliamo…”)
  • Contenuti veloci: i classici “best 3”, cocktail signature, il tris di assaggi

In una pasticceria, può raccontare la torta del giorno.
In una gelateria, i gusti nuovi.
In un pub, l’alternativa analcolica pensata con cura.

Questi piccoli menù funzionano ancora meglio se pensati in ottica modulare: aggiornabili con facilità, progettati per adattarsi alle stagioni, alle novità, ai trend (anche quelli social).

Un menù fisso è una certezza.
Un menù da banco è una conversazione aperta.

Il bello? Può cambiare ogni settimana, seguire le stagioni, adattarsi agli eventi. È uno strumento agile, economico, aggiornabile. Ed è proprio questa sua versatilità che lo rende potente.
Un menù da banco non si limita a informare. Inizia una conversazione. E quando il cliente sente che c’è una storia da scoprire, sarà più incline ad ascoltarla… e a ordinare.

Gli ingredienti di un buon menù da banco: chiarezza, estetica, funzione

Un menù da banco non ha molto tempo per farsi leggere.
Vive in un territorio strano: non è un volantino, non è un poster, non è nemmeno un menù classico. È una via di mezzo tra un messaggio d’accoglienza e una call to action stampata. E deve funzionare al primo sguardo.

La prima regola è questa: se il cliente deve sforzarsi per capire, hai già perso.
Non basta avere un design bello, serve un layout chiaro, con una logica interna. I titoli devono orientare la lettura, i prezzi devono essere visibili senza diventare invadenti, le descrizioni devono stuzzicare l’appetito senza riempire tutta la pagina.
Immagina il menù come un dialogo rapido.
Chi entra, guarda il banco e in pochi secondi deve trovare almeno un motivo per avvicinarsi, incuriosirsi, scegliere.

Il colore? Gioca, ma con coerenza

Colori vivaci attirano lo sguardo, ma un’esplosione arcobaleno può confondere.
Meglio usare una palette coerente con il tuo brand o con l’atmosfera del locale. Un’enoteca non parla con gli stessi toni di una bubble tea house. Un bistrot retrò ha regole diverse da un sushi bar minimalista.
Lo stesso vale per l’uso delle icone: piccoli simboli per indicare il piatto vegetariano, il senza glutine, o il prodotto stagionale possono essere molto più efficaci di un elenco di avvertenze in corpo 7.

Font: leggibili, non banali

Evita font decorativi troppo complessi.
Un carattere elegante ma chiaro è spesso più d’impatto di un font calligrafico difficile da decifrare. Usa al massimo due font diversi: uno per i titoli e uno per i testi. E non dimenticare gli spazi. Il vuoto fa respirare. Il bianco è il miglior amico della leggibilità.

Ricordate che gli espositori da banco sono strumenti potenti per promuovere offerte speciali e sconti. Sfruttate al meglio la loro visibilità e il loro potenziale di attirare clienti interessati alle vostre promozioni. Continuate a leggere per scoprire come gli espositori possono mettere in risalto i prodotti in promozione nel vostro punto vendita.

Una delle trappole più comuni? Cercare di “riempire” il menù per farlo sembrare più ricco.
Ma un menù da banco non deve dire tutto. Deve dire bene, quel poco che conta davvero.

Piccoli trucchi visivi

  • Se puoi, alterna blocchi pieni e spazi vuoti
  • Usa una gerarchia visiva: il titolo deve guidare l’occhio, non confonderlo
  • Se inserisci immagini o illustrazioni, lasciale parlare. Meglio una foto ben curata che quattro immagini tagliate male

E infine, una cosa che vale più di mille parole: fai testare il tuo menù da banco prima di stamparlo. Mostralo a una persona che non conosce i tuoi prodotti e chiedile: cosa ordineresti? Quanto ci metti a capirlo? Dove si ferma il tuo sguardo?

Perché progettare un buon menù da banco non è solo questione di estetica. È questione di empatia.

Materiali e supporti: il menù si legge anche con le mani

Ci sono menù che basta toccarli per capire se ci si può fidare.
Hai presente quella sensazione un po’ ruvida, o al contrario troppo sottile e floscia, che dà subito l’idea di qualcosa di improvvisato? Ecco, con il menù da banco, questa impressione conta ancora di più.
Perché qui non c’è solo cosa dici, ma come lo presenti.

PVC rigido: praticità e presenza

Uno dei materiali più apprezzati per i menù da banco è sicuramente il PVC rigido stampato. Perché? Perché unisce due cose che di solito si escludono: resistenza e stile.

Il PVC da 3 mm, ad esempio, ha uno spessore che lo rende solido, ma non pesante. Sta in piedi, non si piega, non si sciupa dopo una giornata intera sul bancone. E soprattutto si pulisce in un attimo. Una passata con un panno umido e via, è pronto per il turno successivo.
Su Tic Tac, puoi trovare supporti già pronti per l’uso quotidiano: come il Display in PVC, perfetto per proporre il menù in verticale o in orizzontale e in diversi colori, senza bisogno di cornici o plexiglass aggiuntivi. Un’opzione semplice e pulita, che mette la grafica al centro.
Ma troverai anche molti Display in cartone, leggeri, versatili, economici, magari più di uno per dividere cibi e bevande o differenziare colazione e aperitivo.
Uno dei più amati è il Display Germano, con un taglio moderno e minimale, ideale per ambienti di design dove tutto parla la stessa lingua.

Colori e finiture che fanno la differenza

Il menù non deve solo essere leggibile. Deve anche “stare bene” nel tuo locale.
Un supporto bianco opaco ha un look pulito, adatto a ristoranti luminosi o ambienti nordici. Il nero lucido è elegante e deciso, perfetto su banchi in legno o superfici industrial. La stampa può essere colorata, monocroma, a tinte neutre… ma deve sempre mantenere coerenza con lo spazio che lo ospita.

Una piccola nota tecnica, spesso dimenticata: la finitura opaca o i materiali come il cartone aiutano a evitare riflessi fastidiosi, soprattutto se il menù è posizionato vicino a fonti di luce diretta.

Dettagli pratici che migliorano l’esperienza

  • Se hai bisogno di sostituire spesso il contenuto, valuta un display con tasca (sempre personalizzabili e di alta qualità, come Fico!).
  • Se invece preferisci un effetto “menù fisso” più istituzionale, la stampa diretta su PVC ti offre un risultato durevole e professionale.
  • Ricorda che, in ambienti molto dinamici (come bar e gelaterie), la rapidità di pulizia e la resistenza agli schizzi sono fondamentali.

In sintesi? Non scegliere il materiale solo in base all’estetica. Pensa alla vita reale del tuo menù. A quante volte verrà toccato, spostato, pulito. A quanto deve durare, e a quanto deve parlare di te anche quando non ci sei.

Copy creativo: scrivere (bene) il menù da banco, anche nei dettagli

Hai disegnato un layout pulito pe ril tuo menu da banco. Hai scelto un supporto che regge bene su banco e bancone. Hai persino selezionato i tuoi piatti forti. Ora arriva quella parte che spesso si trascura, ma che in realtà può fare la differenza tra un cliente curioso e uno distratto: le parole.

Sì, proprio quelle.
Quelle che scegli per raccontare i tuoi piatti, dare un nome a un cocktail, suggerire una novità, o semplicemente dire “provalo”.

Dare un nome a un piatto non è solo una questione di gusto

Un toast può essere un toast.
Oppure può diventare “Rustico di campagna con cuore filante”.

Un gelato al pistacchio può rimanere così.
O diventare “Pistacchio Siciliano 100% Bronte”.

Il nome è spesso il primo assaggio.
E un buon nome stimola l’immaginazione, accende l’appetito, crea differenziazione. Pensaci: quanti locali hai visitato che offrono un “Gusto del mese” o un “Burger segreto”? E quante volte ti sei lasciato tentare solo perché… suonava bene?

Non serve essere poetici. Ma serve essere coerenti.
Se il tuo locale ha un tono informale, puoi osare con ironia. Se è raffinato, meglio nomi evocativi e puliti.

Le micro-frasi che funzionano

Non sottovalutare l’impatto di una frase breve. Una riga sotto al nome può suggerire un ingrediente speciale, una lavorazione artigianale, una storia da raccontare.
Esempi?

  • “Anche vegano!”
  • “Senza glutine, ma con gusto”
  • “Provalo solo questo mese”
  • “Fatto a mano, ogni mattina”

Sono dettagli che fanno scattare quella connessione immediata tra cliente e proposta. E funzionano particolarmente bene quando il menù è visibile da solo, senza mediazione del personale.

Call to action: inviti a ordinare senza sembrare invadenti

A volte basta una frase ben piazzata per accompagnare la scelta.
“Scoprilo al banco”, “Aggiungilo al tuo brunch”, “Scegli il tuo preferito”. Semplice, diretto, senza forzature.

Evita frasi aggressive tipo “Non puoi non provarlo”.
Meglio qualcosa che faccia sentire il cliente libero, ma accompagnato. Un suggerimento, non un imperativo.

Un menù da banco parla il tuo tono di voce

Ogni locale ha una voce. A volte non ce ne accorgiamo, ma si sente nei dettagli: nel tipo di nomi scelti, nei colori, nei materiali, nel modo in cui si accoglie.

Il menù da banco è uno dei punti più evidenti in cui quella voce si sente.
Se sei rustico, si sentirà nel lessico. Se sei minimalista, si vedrà nella punteggiatura. Se sei pop, si noterà nella scelta delle parole. Ed è giusto così.
Non esiste un linguaggio perfetto.
Esiste solo un linguaggio coerente.

Menù e visual marketing: renderlo un punto focale del banco

Un menù da banco non dovrebbe mai “chiedere il permesso” per essere notato.
Non è un soprammobile. Non è un accessorio. È parte integrante della comunicazione visiva di un locale, proprio come l’insegna, le luci o i piatti che escono dalla cucina.

Eppure, quante volte lo troviamo schiacciato dietro la macchina del caffè, appoggiato in orizzontale dove nessuno lo guarda, o peggio ancora, coperto da altri oggetti?

La posizione giusta? Quella dove cade naturalmente lo sguardo

Se vuoi che un menù venga letto, devi posizionarlo come se fosse uno speaker silenzioso.

  • Nel centro visivo del banco.
  • Vicino al punto di pagamento.
  • Accanto al posto dove si appoggiano le mani, o dove l’occhio si posa mentre si aspetta.

I display da banco in PVC sono pensati proprio per questo: per stare in piedi da soli, mantenere la grafica in verticale e restare stabili anche in ambienti trafficati. Il vantaggio è che possono essere posizionati in modo strategico senza doverli incollare o incorniciare.

Non lasciarlo isolato. Fallo dialogare con il contesto

Un menù da banco efficace non è un cartello appeso nel vuoto. È parte di un sistema visivo più ampio.
Hai scelto dei sottobicchieri personalizzati? Falli riprendere dalla palette del menù.
Usi delle tovagliette in PVC? Coordina i font e lo stile. In un locale piccolo, tutto comunica. Anche inconsapevolmente.
Più riesci a rendere coerente il menù con gli altri elementi sul banco, più apparirà naturale, curato, credibile.

E la luce? Può fare miracoli (o disastri)

Un errore comune è quello di posizionare il menù dove c’è luce diretta, creando riflessi che lo rendono illeggibile.
Oppure, al contrario, lasciarlo in penombra.
Se il tuo menù è stampato con finitura lucida, evita le zone dove arriva luce da spot o da vetrine molto intense. Se invece hai optato per un materiale opaco, puoi osare anche con ambienti più luminosi: sarà leggibile in qualsiasi condizione.

E se vuoi davvero farlo emergere? Gioca con il contrasto.
Un supporto bianco su un banco scuro.
Una grafica intensa su sfondo neutro.
Una base trasparente su un piano in legno grezzo.

FAQ + errori comuni da evitare

Ci sono errori che tutti, prima o poi, hanno fatto. Anche chi ha un buon occhio per il design, anche chi ha investito tempo nella progettazione. Quando si parla di menù da banco, basta un dettaglio fuori posto per passare da “strumento utile” a “oggetto invisibile”.

Ecco qualche dubbio frequente, e qualche svista che conviene evitare.

“Dove lo metto esattamente?”

La risposta giusta è: dove serve davvero.
Non per forza al centro, non per forza a destra o a sinistra. Il punto ideale è quello dove il cliente si ferma, dove aspetta, dove si trova a guardare per inerzia. Sperimenta. Sposta. Prova.
Suggerimento: osserva dove si appoggiano le mani. Quello è spesso un ottimo indizio.

“Quanto testo posso scriverci?”

Molto meno di quanto pensi.
Il menù da banco è un invito, non un’enciclopedia. Punta su 3 o 4 proposte ben distinte, magari raggruppate per colore o per tipo di prodotto. Se scrivi troppo, nessuno leggerà tutto. Se scrivi poco ma bene, ognuno troverà subito quello che cerca.

Evita blocchi fitti, testi a tutta pagina, font piccoli per “farci stare tutto”.
Se serve di più, affianca un secondo display.

“Lo faccio da solo o mi affido a un grafico?”

Dipende.
Se hai un minimo di sensibilità visiva, puoi tranquillamente creare una buona impaginazione con strumenti come Canva o software di base come Photoshop, Indesign e Illustrator. Ma ricordati sempre di esportare il file nel formato giusto per la stampa, con abbondanze e risoluzione adeguata.

Tic Tac, ad esempio, ti mette a disposizione anche template scaricabili e indicazioni tecniche chiare. Ma se vuoi un risultato davvero professionale, con logo, branding, palette e tipografia integrati, un grafico fa la differenza.

Errori comuni (da segnare e non rifare)

  • Posizionamento troppo basso: se il cliente deve chinarsi o allungarsi per leggere, lo ignorerà.

  • Testi generici: “prodotto del giorno”, “offerta speciale”, “da provare”… senza contesto, queste frasi non dicono nulla.

  • Supporti fragili o piegati: una base traballante o un cartoncino piegato trasmettono sciatteria.

  • Immagini prese da internet e sgranate: se proprio vuoi mettere una foto, che sia tua. Vera. Credibile.

  • Stili visivi incoerenti: menù rustico in locale minimal. Font infantili in cocktail bar serale. Contrasti che stonano.

L’obiettivo non è creare il menù perfetto, ma uno che sia leggibile, utile, coerente.
Anche solo questo ti metterà due spanne sopra la media.

Un piccolo menù che fa una grande differenza

C’è un dettaglio che racconta molto più di quanto sembri.
È quel cartoncino, o supporto in PVC, appoggiato sul banco. Sempre lì, sempre visibile. Il menù da banco.

Non parla ad alta voce, ma comunica.
Non ti impone nulla, ma suggerisce.
E quando è fatto bene, fa da guida gentile. Aiuta a scoprire un piatto nuovo, valorizza un prodotto che altrimenti passerebbe inosservato, racconta qualcosa del tuo stile, della tua attenzione, della tua personalità come ristoratore.

In questo articolo abbiamo visto perché funziona, come si progetta, quali materiali usare e quali errori evitare. Abbiamo parlato di tono di voce, impaginazione, naming creativo, visual marketing.

Ora tocca a te.

Riguarda il tuo banco.
Immagina dove potrebbe stare quel piccolo menù.
Pensa a tre proposte che vuoi far emergere, tre frasi che potresti scrivere, tre colori che parlano davvero del tuo locale.

Poi scegli un supporto che regga il tutto con qualità e strategia.
Stampa e personalizza davvero i tuoi menu da banco.
E lasciali lì. A lavorare per te. Ogni giorno, in silenzio. Ma efficacemente.

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